L’agroalimentare Made in Italy

Il Made in Italy è un settore riconosciuto in tutto il mondo, che gode di un grande prestigio e fama. Dai prodotti a base di carne, come il Prosciutto crudo di Parma DOP passando per prodotti caseari come Grana Padano e Parmigiano Reggiano fino ad arrivare ai famosissimi vini italiani, L’Italia è un paese ricco di eccellenze enogastronomiche che tantissimi consumatori apprezzano.

Proprio per questo motivo, per portare benessere e qualità alle persone di tutto il mondo, molte imprese italiane nel corso degli anni hanno deciso di approcciarsi al mondo dell’internazionalizzazione.

Esportare all’estero i propri prodotti non è un processo facile, perché comprende tanti rischi e ostacoli da superare, soprattutto nel settore dell’agroalimentare. Per questo motivo, è di fondamentale importanza sapere a che cosa si va incontro e saper gestire le difficoltà, ancora prima di iniziare l’intero percorso.

Rischi all’export: le barriere sanitarie e le normative all’esportazione

Un primo grande fattore da tenere in considerazione quando si esportano beni alimentari in un paese vicino o lontano, sono le barriere artificiali di carattere non tariffario, ovvero misure, che non prevedono una riscossione in denaro, ma hanno le stesse conseguenze economiche delle barriere tariffarie.

In particolare, per prodotti agroalimentari, le principali barriere sono quelle di tipo sanitario.
Le aziende esportatrici devono soddisfare particolari requisiti al fine di tutelare la vita e la salute dei consumatori, perché i prodotti agroalimentari e in particolare le carni, possono essere portatori di malattie a carico di animali o vegetali, che rischiano di diffondersi da paese a paese.

Non si può pensare di andare in paesi lontani, senza prima essersi informati riguardo la legge che vige nel paese importatore riguardo al prodotto agroalimentare. Dato che si sta parlando di prodotti deperibili, ci sono norme e leggi che i paesi esportatori devono rispettare al fine che il loro prodotto venga autorizzato nel paese di destinazione.

Nel caso del Prosciutto di Parma in Cina, l’iter di procedure di autorizzazione all’esportazione è lungo e complesso, che va dalla registrazione delle aziende produttrici e dell’esportatore su siti cinesi appositi fino alla redazione della documentazione e certificati sanitari che attestano che il prodotto sia sano e privo di malattie.

La figura dell’importatore e il suo ruolo

Una volta che il prodotto è arrivato alla dogana, a esso viene dato il via libera per entrare, ma è proprio in questo momento che entrano in gioco delle figure molto importanti come gli importatori, persone del posto che, attraverso le loro conoscenze, riescono a dirigere la distribuzione del prodotto nelle varie province del paese.

L’azienda che ha l’idea di esportare in mercati lontani ma non solo, può decidere di affidarsi a queste persone per preparare la documentazione necessaria per l’esportazione, comprese le etichette, fornire la licenza d’importazione, curare lo sdoganamento del prodotto e avviare la distribuzione nel territorio interno.

La soluzione? Affidarsi ai TEM

Come visto, esportare prodotti agroalimentari non è facile, ma prima che un’azienda si approcci al mondo dell’internazionalizzazione è necessario condurre analisi e approfondimenti sul mercato e sui consumatori, quali sono i loro bisogni da soddisfare e le loro esigenze.

Può anche succedere che un prodotto che funziona nel paese di origine, debba essere adattato al mercato estero per ottenere un riscontro positivo nel mercato di destinazione.
In ogni caso, se si è alle “prime armi” è importante affidarsi a persone con competenze specifiche come export manager e temporary export manager che guidano l’azienda nel processo d’internazionalizzazione.

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