L’industria della carta da parati rappresenta una nicchia di mercato all’interno del più ampio settore cartotecnico.

Il commercio internazionale di carta da parati risulta essere piuttosto limitato, prevalentemente per due ragioni:

  • esigenze stilistiche (ma non solo) differenti nei diversi mercati
  • elevata incidenza dei costi di trasporto
  • produzione interna

Ecco perché il valore totale dell’interscambio mondiale è pari a solo 1,5 mld di Euro (fonte UN Comtrade), di cui l’industria italiana esporta 100 mln di Euro.

Il peso delle esportazioni italiane di carta da parati è ancora più clamoroso se si rapporta con il fatturato totale dell’industria: l’export rappresenta solo l’1,2%, infatti, l’Italia fattura circa 8 mld di Euro (comprensiva per la verità di aziende lungo tutta la filiera, fonte Assoparati).

Il dato di per se non è confortante ma ci piace vedere il bicchiere mezzo pieno: qualcuno esporta!

Esportare è dunque possibile ma per farlo devi sapere come e dove.

Come?

Devi puntare sul prodotto di altissima qualità:

  • prodotto di design
  • ottimi materiali e finiture

Solo in questo modo puoi:

  • attirare l’interesse di chi sta cercando qualcosa di diverso rispetto alla classica offerta locale
  • giustificare un prezzo elevato che ti possa garantire buoni margini nonostante i costi di trasporto (ed eventuali dazi doganali)

In effetti chi già esporta sta facendo così: il prezzo medio di esportazione dell’Italia è 5,3 Euro/Kg (Fonte Istat), mentre la media mondiale si attesta a 4,9 (fonte UN Comtrade).

Dove?

Le principali destinazioni dell’export italiano di carta da parati sono oggi RussiaRegno UnitoFranciaCinaBelgio e Germania.

Si tratta di destinazioni molto valide e con un’ottima predisposizione verso il prodotto made in Italy tuttavia, se vuoi identificare mercati di nicchia ma caratterizzati da:

  • crescita importante (che non è un dato da sottovalutare visto che il settore è in flessione: -9% in media dal 2013)
  • prezzo medio di acquisto superiore alla media

suggeriamo:

  1. la Spagna (+17% e 11,8 $/Kg)
  2. Iraq (+65% e 7,1 $/Kg) – mercato certamente non per tutti, con complessità e rischi che solo aziende con una consolidata esperienza internazionale possono gestire

Come gestisco lo sviluppo internazionale su questi paesi?

Hai 3 opzioni:

  1. La via interna – Se hai internamente personale in grado di seguire il processo sei già a buon punto. Concedi loro lo spazio (l’ideale sarebbe che si potessero dedicare a tempo pieno nello sviluppo internazionale) e gli strumenti necessari una gestione puntuale
  2. La più onerosa – Se non hai personale dedicato puoi selezionare ed assumere un Export Manager, possibilmente con qualche anno di esperienza nel tuo settore, facendoti aiutare da un’Head Hunter
  3. La più economica – Se non hai personale in grado di gestire il processo e non puoi permetterti il costo di un Export Manager “dipendente”, puoi collaborare con un Temporary Export Manager (TEM). Questo ti permette di attingere a professionisti capaci ed esperti a costi contenuti. Non sai cos’è un TEM? Ne parliamo in questo articolo.

In sintesi:

Non pensare di vendere all’estero la tua intera collezione

  • Seleziona solo i prodotti di fascia alta
  • Studia i tuoi competitor locali per conoscere le esigenze di stile, fantasia, colori e materiali
  • Innova!

Non aspettarti volumi altissimi

Quando entri in un nuovo mercato, a meno che tu non faccia massicci investimenti in pubblicità, solo con il tempo e la dedizione potrai conquistare importanti quote di mercato.

Diversifica

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