digital export

A distanza di due mesi dall’inizio del lockdown, è forse questo il momento di tirare le somme in merito alle conseguenze che genereranno inevitabili cambiamenti a livello globale in molteplici settori, primo fra tutti a subire tali effetti sarà il sistema dei trasporti: sia esso dedicato al trasporto passeggeri, sia al trasporto merci.

Lo scoppio della pandemia e la sua rapida diffusione globale hanno avuto un impatto senza precedenti sull’industria dei trasporti nella sua totalità. Infatti, questo comparto non ha mai dovuto affrontare cambiamenti e blocchi di questa portata.

Siamo quindi portati naturalmente a pensare che il panorama dei trasporti e il modo di viaggiare subiranno in futuro mutazioni più o meno radicali.  

Nelle prime settimane di diffusione del virus, è stato fondamentale garantire i trasporti, almeno quelli su gomma, per poter permettere alle merci di circolare; in Europa si è cercato di mantenere un buon grado di connettività delle infrastrutture, seppure queste abbiano subito inevitabili rallentamenti e le criticità da affrontare non sono comunque state poche. 

Secondo uno studio condotto da Uniontrasporti durante le prime fasi dell’emergenza, i paesi europei più colpiti da situazioni critiche, sono stati Germania, Ungheria e Romania, in cui si sono registrate numerose e significative situazioni di congestionamento ai confini.

Nonostante il (più o meno) repentino intervento dei singoli stati membri, quello che è venuto a mancare, specialmente nelle fasi iniziali di diffusione del contagio, è stato un piano generale d’azione unitario. Perciò, la mancanza di una linea guida  da parte dell’UE ha contribuito in prima battuta a generare equivoci e malintesi. 

É quindi evidente come i singoli paesi dell’UE abbiano reagito all’emergenza adottando diverse misure di sicurezza, ognuno fronteggiandola con le precauzioni che ha ritenuto necessarie, a seconda le singole percezioni del pericolo sul territorio nazionale.

Inoltre, la Germania aveva previsto fin dal 16.03.2020 la chiusura delle frontiere con Francia, Svizzera e Austria. Garantendo comunque la circolazione delle merci. 

L’Italia invece aveva predisposto per autisti di aziende di trasporto straniere la compilazione di una auto-dichiarazione al momento dell’entrata sul territorio nazionale, che ne consentiva la permanenza di 72 ore (estendibile ad altre 48). Superata questa soglia, l’autista doveva sottoporsi ad un regime di quarantena di 14 giorni.

Quindi, il settore che forse ha subìto maggiormente una battuta d’arresto a causa dell’assenza di una gestione unica a livello europeo della crisi, è stato quello del trasporto su gomma

La sua importanza si avverte ancor di più, paradossalmente, proprio in questo periodo di blocco e rallentamento, nel quale questo stesso comparto si è rivelato fondamentale per poter permettere continuità alla grande distribuzione, soprattutto in campo alimentare e dei beni di prima necessità. 

Per quanto riguarda, invece, il traffico aereo, a seguito del drastico e tempestivo calo di tratte servite da diverse compagnie aeree (-90%, secondo le stime di Eurocontrol), si è fin da subito cominciato a pensare a come potesse programmare la ripartenza dell’intero settore.

A breve le persone e, nello specifico, i manager che per esigenze lavorative necessitano di spostarsi per fini commerciali, cominceranno a ripensare ai propri viaggi o a come essi possano influire sulle “condizioni di salute” del posto che visiteranno. 

Quindi, tanto sarà ritenuto importante prestare attenzione allo stato di salute di se stessi durante i viaggi, quanto lo sarà tenere in considerazione la probabilità che tramite maggiori spostamenti, possa essere possibile per i viaggiatori assecondare la diffusione del virus, seppur in maniera del tutto inconsapevole. 

Per questo motivo, gli spostamenti per vie aeree ripartiranno lentamente, con una prevalenza di voli interni, caratterizzati perlopiù da misure di distanziamento sociale.

Sulla necessità di ottimizzare il tempo “a terra” abbiamo già parlato in questo articolo: Vendere all’estero senza fiere e senza viaggi

È chiaro e auspicabile che un ritorno alla normalità, seppur lentamente, sia possibile (in caso contrario le dinamiche dei processi commerciali internazionali dovranno essere profondamente riviste da tutti allo stesso modo).

Diverse compagnie riprenderanno le proprie attività sfruttando in un primissimo momento gli hub e le città in cui la salute pubblica presenterà condizioni migliori e più stabili e in cui la domanda risulterà essere maggiore.

Tuttavia, le opzioni di scelta per i passeggeri diminuiranno al calare del numero delle compagnie attive e del numero di voli disponibili, numero che esse saranno inevitabilmente costrette a ridurre.

Inoltre, anche nel momento in cui verrà annunciato il “via libera”, è presumibile che gli esperti in campo medico-sanitario continueranno a incoraggiare il distanziamento sociale e che quindi le compagnie aeree dovranno attrezzarsi e reinventare i propri aeromobili, al fine di garantire misure di prevenzione e protezione, assicurandosi preventivamente anche dello stato di salute dei singoli passeggeri.

Ciò nonostante, si potrà gradualmente tornare a viaggiare, per motivi sia di lavoro che ricreativi, il tutto attenendosi a basilari accorgimenti al fine di preservare il proprio stato di salute e quello degli altri viaggiatori.

Nel frattempo, l’export non si ferma e mai si è fermato, ha subito un rallentamento, perciò, mai come oggi è necessario un approccio manageriale di questa delicata funzione, soprattutto per le piccole imprese, per comunicare agli interlocutori in maniera precisa e professionale che noi ci siamo, l’Italia c’è e con essa il suo comparto produttivo e industriale.

Uno strumento idoneo a generare sviluppo commerciale da subito, e in queste condizioni, è il Temporary Export Manager, o il Local Export Manager (del L.E.M. abbiamo parlato in questo articolo apparso sul sito di Good Partners).

Penelope Piretti

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