Quello che segue è l’approfondimento sul mercato thailandese proposto da Beniamino Francesco Pellin, manager e imprenditore italiano residente a Bangkok, in Thailandia e parte della Community di TEM ITALIA.

Il mercato thailandese

La Thailandia è il mercato più importante dell’area del sud est asiatico, seguito poi da quello di Singapore e Indonesia. Principalmente votato al turismo è in realtà un centro importante per l’automotive, la meccanica e la produzione e distribuzione alimentare.

Sono moltissime le multinazionali estere presenti in Thailandia e nonostante il colpo di stato del 2015 con la giunta militare, la recente crisi che ha colpito l’economia dovuta ai dazi Usa-Cina, al bath forte e di recente il Covid, è e rimane  un centro industriale e commerciale importante che serve tutta la regione ASEAN e per la quale è l’asse portante e finanziario.

Nonostante la crescita del GDP molto più contenuta rispetto a quanto avvenuto in altri paesi limitrofi, la Thailandia si mostra capofila nei progetti di sviluppo e finanziamento verso questi paesi.

Ne sono un esempio la stabilità politico-economica, una migliore qualità di vita e distribuzione della ricchezza presso la classe borghese rispetto alla media dei paesi del sud est asiatico. E questo riuscendo mantenere a livelli bassi il costo del lavoro e la tassazione, sia personale che societaria.

La Thailandia negli ultimi dieci anni si è modernizzata moltissimo, non solo nelle infrastrutture (rete stradale, internet, distribuzione organizzata) o nel paesaggio urbano, in special modo Bangkok, ma anche a livello dei servizi da quello bancario a quello sanitario. 

Molto importante è stata la modernizzazione del sistema amministrativo e statale con l’adozione di livelli di qualità e standard paragonabili a quelli europei o americani in tema di certezza del diritto, di salute pubblica ed alimentare. Restano ancora ampi margini di miglioramento su moltissime altre aree ma è un dato comune a molti paesi dell’Asia. 

Un ulteriore vantaggio è l’esistenza di un unione dei paesi del sud est asiatico, l’unione ASEAN, che permette la circolazione delle merci a dazi azzerati tra i diversi membri, oltre a permettere lo sviluppo da paesi hub come la Thailandia o Singapore verso un area di mercato di oltre 250 milioni di abitanti.

La presenza di numerosi accordi bilaterali tra la Thailandia e l’Italia e l’Europa ha permesso poi la crescita di canali preferenziale per alcuni merci e beni e lo sviluppo di industrie su aree territoriali a tassazione e legislazione preferenziale.

Sviluppare il business in Thailandia

La Thailandia è stato e rimane un paese con molte possibilità di sviluppo di business in molti settori, è tuttavia un paese molto chiuso e difficile da comprendere, specialmente all’inizio e non solo per la distanza culturale o per la lingua. Una naturale “indolenza” e “tranquillità” della popolazione, che si riscontra un po’ a tutti i livelli anche lavorativi e alcuni forti contrasti possono lasciare colpiti per chi arriva dall’Italia o dall’Europa. 

La dinamicità però dell’economia presenti negli oltre cento grattacieli di Bangkok o nelle aree industriali fanno però da contralto all’idea del paese delle spiagge e delle palme.

Per avviare un attività in Thailandia basta un atto da un avvocato e la registrazione alla camera di commercio (DBD) che si ottiene dopo sette giorni, in realtà benché i tempi “sulla carta” siano brevi, le pratiche per l’avvio, ottenimento delle licenze di importazione, esportazione, distribuzione e vendita, stoccaggio, sono diverse per ogni tipologia di attività e obbligano a valutare attentamente a quali professionisti affidarsi per evitare di incorrere in situazioni in cui bisogna ripresentare tutta la documentazione o rischiare sanzioni molto pesanti o peggio di essere banditi dal paese.

La digitalizzazione degli apparati amministrativi ha permesso in particolar modo di avere molte più informazioni, ha ridotto e semplificato moltissimo alcune procedure e limitare i rischi di frodi e truffe.

L’introduzione di un’importante legge sulla lotta alla corruzione, oltre che l’adozione di moltissimi standard di qualità internazionali, ha di fatto obbligato il paese ad un cambio di passo verso il rispetto di norme e l’abbandono di determinati comportamenti. Pratiche del passato che suggerivano di poter “oliare” il sistema non sono più possibili e fortemente contrastate. 

Colpisce molto poi l’adozione di alcune normative negli ultimi cinque anni, quali quella in tema di diritto del lavoro che ha introdotto e migliorato la tutela dei diritti dei lavoratori ma lasciato ampia marginalità alle imprese, e quella in tema di sicurezza alimentare che sul rispetto di norme igienico-sanitarie di produzione e di prodotto ha messo sullo stesso livello il paese a quello degli Stati Uniti e dell’Europa. 

Rimane tuttavia la quotidiana sofferenza per il rigido formalismo e le lentezze della burocrazia che a volte fanno impressionare anche chi, italiano come me, riteneva di esserci abituato. Mi riferisco ad alcuni limiti e difficoltà, ad esempio, per l’ottenimento dei visti e dei permessi di lavoro, che soprattutto per gli expat, sono un percorso ad ostacoli.

Il network locale

Un importante vantaggio per lo sviluppo delle attività economiche per chi si vuol presentare in Thailandia e che ho di fatto constatato di persona, ma poi rivisto e provato anche in altri paesi del sud-est asiatico, è il network presente tra imprese, manager, istituzioni camerali dei vari paesi e consulenti che permette di essere un filtro e velocizzare al meglio, per ogni settore economico, lo sviluppo o la soluzione di problemi che possono presentarsi.

Il legame delle camere di commercio che a loro volta sono legate alle ambasciate e che a lor volta costruiscono un network nei diversi paesi permette facilmente di interagire e di trovare molte occasioni di business e di sviluppo.

La recente situazione di stallo dell’economia e blocco della circolazione delle persone ha di fatto reso impossibile quel normale flusso di rapporti personali che, soprattutto nelle attività di export-import, sono alla sua base.

Si è presentata di contro l’opportunità per tutti coloro che si trovano già stabilmente in un determinato paese, e a maggior ragione qualora si tratti di un paese molto distante dall’Italia, di essere centro di riferimento e appoggio per tutti coloro che vogliono affrontare o solo riprendere quel dialogo fatto di scambio di informazioni, ordini, vendite ed acquisti, che se la tecnologia fa sembrare meno distanti a volte, in moltissime altre occasioni mostra limiti che possono essere superati solo da chi è presente, vive e lavora nel paese.  

Beniamino Francesco Pellin

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